LA SACRA SINDONE al tempo di Internet

Goffredo di Charny, valoroso cavaliere e scrittore trecentesco, fu il primo proprietario della Sacra Sindone, portata in Francia da Gerusalemme dove era stata acquistata. Dopo aver fatto costruire la chiesa a Lirey, vi fece custodire il Telo dai canonici, affermando essere il Lino nel quale era stato avvolto il corpo del Cristo dopo la crocefissione, senza però precisare come ne era venuto in possesso.
Era il 1353 e da allora molte volte la Sacra Sindone è stata esposta: la prima notizia di cui si ha riferimento è quella dell’ostensione avvenuta nel 1389 che causò una infuocata diatriba tra il vescovo di Troyes e la famiglia di Goffredo di Charnay: questioni finanziarie in quanto i pellegrini erano attratti a Lirey facendo offerte e donazioni, presumibilmente tolte alle casse del vescovo; inoltre proprio in quella occasione venne messa in dubbio l’autenticità del telo in quanto nessuna testimonianza di tale reliquia risultava nei Vangeli.
Christopher Knight e Robert Lomas nel loro libro “Il secondo Messia” hanno persino ipotizzato che il lino avesse contenuto il corpo di Jacques de Molay imprigionato nonché torturato per ordine di Filippo il Bello – re di Francia e in accordo con il Papa Clemente V – deciso a impadronirsi del cospicuo tesoro dei Templari.
A noi la Sacra Sindone è giunta – dopo varie traversie e questioni legali – in quanto ceduta al duca Luigi di Savoia direttamente dalle mani della proprietaria Margherita di Charny, figlia di Goffredo II. La contessa fu in seguito scomunicata dal papa a causa della sua determinazione nel non aver voluto consegnare alla chiesa la reliquia.
Al di là della sua autenticità o meno, la Sacra Sindone è il simbolo della cristianità, della sofferenza di un uomo, sicuramente crocefisso e seviziato per un credo per nulla gradito ai suoi persecutori, il cui motivo scatenante è stato però sempre il potere e di conseguenza il denaro.
Nel Novecento le ostensioni si sono succedute ben otto volte: questa, organizzata in occasione della Pasqua 2020, sarebbe la nona e potrebbe veramente essere un rituale di grande risultato nella situazione terribile in cui ci troviamo.
Sapere che la reliquia viene esposta nel Duomo, anche se non in presenza dei pellegrini, potrebbe riunire le invocazioni dei devoti in una unica preghiera affinché la pandemia cessi di mietere vittime: oggi avrebbe un significato davvero profondo di fratellanza e di comune impegno per un futuro di maggiore consapevolezza.
Non siamo stati capaci di tutelare la nostra salute: che si tratti di un virus sfuggito dal laboratorio; di una infezione da penetrazione nell’organismo di microrganismi patogeni assorbiti in mercati di animali esotici raccapriccianti; di frequenze nocive del 5G e di altre mille spiegazioni, più o meno deliranti, poco importa.
La realtà è che dobbiamo imparare a non credere di essere onnipotenti, impregnati come siamo di quella arroganza tanto ben descritta nel “Paradiso perduto” di John Milton.

Così l’atto di fede e di possibile meditazione in presenza – seppur attraverso gli schermi – dell’impronta di un corpo martoriato, può renderci sensibilizzati al dolore del passaggio tra a vita e la morte in un momento in cui davvero sfioriamo ogni giorno la nera signora fornita di falce.
L’ostensione della Sacra Sindone è sempre stata legata a eventi particolari:
nel Novecento la prima è avvenuta dal 3 al 24 maggio 1931, in occasione del matrimonio tra il principe Umberto di Savoia e la principessa Maria José del Belgio; mentre per celebrare l’Anno Santo straordinario dal 24 settembre al 15 ottobre del 1933;
dal 16 al 18 giugno 1969 a Palazzo Reale, nella cappella del Crocefisso, affinché una commissione di studio potesse effettuare una ricognizione sul Telo durante la quale furono fatte le prime foto a colori;
il 23 novembre 1973, nel Salone degli Svizzeri di Palazzo Reale, venne esposta in verticale e ripresa in diretta televisiva per la prima volta;
dal 26 agosto all’8 ottobre 1978 in occasione del quarto centenario del trasferimento da Chambéry a Torino rimase mostrata al pubblico sopra l’altar maggiore del Duomo in orizzontale;
dal 18 aprile al 14 giugno 1998 la Sindone fu esposta per celebrare i cinque secoli del Duomo di Torino e i 1500 anni del «Concilio di Torino».

I pellegrini giunti da ovunque furono due milioni e 400 mila. Per la prima volta l’ostensione nell’era Internet. Grazie a una telecamera all’interno del Duomo, fu possibile il 24 maggio, seguire anche la visita del Papa Giovanni PaoloII;

dal 12 agosto al 22 ottobre 2000, l’ostensione, organizzata in occasione del Giubileo, ebbe il motto scelto dal Custode Severino Poletto: «Il tuo volto Signore io cerco»; dal 10 aprile al 23 maggio 2010 hanno varcato la soglia del Duomo due milioni e mezzo di pellegrini tra i quali anche il Papa Benedetto XVI. Il motto è stato «Passio Christi, passio hominis».
Durante l’ostensione del 2010 i malati passati di fronte al Telo furono oltre 40 mila.

Ora l’esperienza si ripete, donandoci così un pellegrinaggio virtuale per alleviare il dolore di quanti vivono nel corpo e nell’anima la passione di Cristo sofferente proprio nei giorni dedicati alla morte e resurrezione di Nostro Signore.

Chicca Morone, 4 Aprile 2020

Illustrazione: Chiara Rota

Intervista a Giancarlo Guerreri

Abbiamo intervistato Giancarlo Guerreri, personaggio di spicco in una Torino sabauda e troppo spesso poco propensa a mettere in mostra i propri “doni”.
Vincitore del premio “Milano International” con il suo romanzo storico ed esoterico “La commedia segreta” ne vedrà a breve la pubblicazione con Pegasus Edizioni.
Questa intervista è anticipo alla recensione che verrà fatta all’uscita in libreria del volume, probabilmente a maggio.

La laurea in biologia e il primo impatto con il mondo del lavoro al giardino zoologico: più facile dialogare con gli umani o con gli animali?

Sono entrato nel mondo del lavoro alla fine degli anni Settanta, grazie alla mia passione per gli animali. Ho scelto di lavorare con pesci e rettili, noti per il loro adorabile silenzio. Le maggiori soddisfazioni le ho ricevute dagli Anemoni di mare… ottimi ascoltatori, discreti e riservati. Non le nascondo che alcuni commenti espressi dal distratto pubblico dei visitatori, riuscivano a riservare divertentissime sorprese.
Purtroppo qualcuno molto “in alto” decise di far chiudere i cancelli, smantellando fisicamente le strutture contenitive, trasferendo gli animali in altri giardini zoologici, o vendendoli direttamente ai circhi equestri… una soluzione “all’italiana” che come il noto divorzio presentava delle note di ipocrisia difficilmente equiparabili…
In ogni caso ricordo quella prima esperienza lavorativa con gran senso di rimpianto e profonda tenerezza.

L’affiliazione alla massoneria è stata una tradizione familiare o una sua esigenza interiore?

Sono stato ammesso alla massoneria grazie a un caro amico che conosceva i miei interessi per il mondo della metafisica. Sono entrato con la speranza di essere subito indottrinato agli approfondimenti legati alla metafisica, per poi scoprire che tali argomenti vengono, giustamente, affrontati solo negli Alti Gradi del Rito Scozzese. La massoneria è una straordinaria palestra che raccoglie moltissime persone per bene che cercano sinceramente di migliorare la propria conoscenza del mondo e sono disposte a modificare la propria percezione delle cose, lavorando alacremente su loro stesse.
La vera priorità per un massone è quella di raggiungere un buon grado di conoscenza del proprio Essere, di ragionare senza il vincolo dei dogmi religiosi e di imparare a pensare con la propria testa. Essere liberi e di buoni costumi, questo viene richiesto ad un profano che bussi alla porta del Tempio.

Perché secondo lei alla massoneria vengono mosse critiche suffragate per altro da episodi di personaggi ambigui?

Alcune persone si permettono di esprimere giudizi negativi, privi di alcun fondamento, diffondendo l’idea che la massoneria sia una accozzaglia di brutte persone… il web è ricco di tristi esempi.
Ovviamente se ci vogliamo riferire ad esempi molto discussi, come l’inchiesta sulla P2, dovremo fare la dovuta chiarezza e analizzarne i dettagli con grande lucidità e onestà intellettuale.
Chi parla male della massoneria lo fa essenzialmente per due motivi: ne parla male perché non la conosce direttamente e si limita a raccogliere tutte le cretinate che vengono pubblicate da gentaglia che chiacchiera e scrive senza conoscere i fatti. Oppure ne parla male per lo stesso motivo che spinse la nota volpe a denigrare l’uva, non potendola raggiungere… Spesso talune persone vengono rifiutate: ne ho scartate personalmente alcune, in certi casi perché dichiaratamente atee, in altri perché sprovviste dei requisiti necessari.
Una piccola ma doverosa precisazione: massoneria non è un termine protetto da alcuna legge dello Stato, per tanto chiunque decida di farlo potrà rivolgersi ad un notaio per fondare una nuova obbedienza, senza alcun vincolo di legge. In Italia esistono tre Obbedienze che hanno ricevuto dei riconoscimenti da Istituzioni iniziatiche di altre Nazioni. La maggioranza delle rimanenti, il cui numero imprecisato supera il centinaio, non ha alcuna struttura e nessun titolo di riconoscimento.
Noi, come Gran Loggia d’Italia degli ALAM, abbiamo da tempo richiesto una certificazione ufficiale che possa fare chiarezza su questo mondo inflazionato da piccole obbedienze prive di valore.

I suoi scritti vengono ambientati nel Medioevo: vagheggia cavalieri, dame, tornei perché si sente ancora presente in quell’epoca o perché vuole dare insegnamenti, racchiusi proprio in quel periodo, a chi è in grado di percepirli?

Il Medioevo è stato un periodo straordinario, oscurato principalmente dal potere di una Chiesa che stava prendendo sempre maggior spazio, soprattutto in ambito temporale.
Il Medioevo, come qualsiasi altra epoca, è stato uno degli scenari che hanno visto come protagonisti noi stessi indossare corpi e panni diversi; quindi moltissimi di noi potranno ritrovare se stessi attraverso quei medesimi racconti che molti scrittori hanno voluto illustrare.
Con la forza dell’immaginazione e con altre tecniche specifiche, è possibile entrare nella propria mente per trovare delle risposte alle domande che riguardano la conoscenza di noi stessi.
Ho rivissuto alcune esperienze molto coinvolgenti che mi hanno profondamente cambiato. Ho rivissuto antiche situazioni proiettandomi nelle dimensioni mentali, “ricordando e rivivendo” momenti di grande coinvolgimento.
Ora, in questa fase conclusiva della vita, dedicata alla ricapitolazione e all’analisi di quelle antiche memorie, posso dire di aver imparato alcune cose e di aver trovato nella “scrittura”, sia in forma di prosa sia di poesia, una chiave per condividere con gli altri le mie esperienze.
Scrivo romanzi, raramente saggi, perché questa forma letteraria mi consente maggiore libertà e mi permette di descrivere quello che l’immaginazione vede e ode.
Il concetto di tempo, inteso come sequenza di eventi, appartenendo alla dimensione duale e mentale, non ha valore assoluto. È quindi possibile forzarne i limiti e rivivere momenti proiettati sia nel passato sia nel futuro.

Nella biblioteca virtuale dovesse scegliere gli autori tra cui posizionarsi, quali privilegerebbe e perché?

In una biblioteca virtuale cercherei di ricavarmi un piccolo spazio tra i poeti rinascimentali, perché ritengo che quel tipo di espressione letteraria mi appartenga più di qualsiasi altra. Mi diletto a scrivere in endecasillabi, riprendendo lo schema delle terzine incatenate, in stile dantesco.
Scrivere in uno stile che non è più di moda potrà far sorridere qualcuno, ma potrebbe anche essere considerata una proposta post moderna di poesia in stile arcaico, rivisitata e resa più attuale.
Sono anche affascinato dal simbolismo ermetico, dalle interpretazioni anagogiche dei testi e dalle esegesi alternative dei libri sacri.
Utilizzando la forma del romanzo esoterico, per trattare argomenti diversamente canonici, potrei veder realizzata anche l’ambizione di trovare qualche mio scritto tra i lavori degli occultisti cabalisti.
Non mi spiacerebbe neppure vedere qualche mio libro nello scaffale degli scienziati, o meglio dei filosofi della Scienza: adoro figure come Charles Darwin, Ernst Haeckel e Alfred Wallace. Si tratta, come sappiamo, di personaggi che hanno prodotto teorie complesse, allargando le proprie speculazioni agli ambiti della filosofia.

Giordano Bruno e Dante Alighieri due “eretici” molto presenti nei suoi scritti: cosa avrebbe consigliato loro di non scrivere fosse stato coevo e in relazione con loro.

A Giordano Bruno non avrei suggerito nulla, ci mancherebbe altro; è diventato un autentico eroe che costituisce ancora oggi una spina nel fianco della Chiesa di Roma. La sua statua posta in Campo de Fiori, opera del massone Ettore Ferrari, guarda dal 1889 la Sede papale con occhi beffardi, in attesa che un pontefice si decida a chiedergli scusa.
Per quanto riguarda Dante mi potrei solo complimentare per come sia riuscito ad occultare degli autentici messaggi esoterici all’interno delle proprie opere. Probabilmente se ne scopriranno di nuovi, come le sue convinzioni sulla trasmigrazione delle anime, di matrice catara… cosette sicuramente nuove e divertenti che faranno inorridire i cattolici e gli accademici paludati… e riflettere qualche serio studioso.

Ricorda quale è stato il suo primo libro e come le è arrivato?

Certo, mi regalarono “Non è Terrestre” del famoso e compianto Peter Kolosimo. Uno strano saggio che parlava di extraterrestri, di paleo archeologia e di tanti argomenti legati al mistero a alla fantascienza. Vi erano scritte molte ingenuità, ma ebbe l’indiscusso valore di aprire gli occhi a un’intera generazione su ipotesi bizzarre ma non necessariamente folli.

Il peccato capitale che detesta e quello che secondo lei non è proprio un peccato.

Detesto l’accidia e l’ignavia, onestamente non so se siano peccati capitali, ma qualora non lo fossero ci metterei del mio per farli inserire nella categoria …
Sicuramente credo che la lussuria non sia un peccato, se manifestata consensualmente con il proprio partner. La ricerca del piacere è un bene da esercitare rispettando l’altro, i cui limiti dipendono da scelte di carattere personale. Il male viene sempre declinato da coloro che vivono situazioni personali dettate o influenzate da strutture morali dogmatiche, che si arrogano il potere di giudicare e di reprimere gli altri.
Il piacere, applicato agli ambiti generali, va vissuto in libertà, con l’intelligenza del cuore e la complicità del corpo, nei limiti imposti non solo dalle leggi morali che variano nel tempo, ma soprattutto da quelle naturali.
Naturalmente chi avrà la fortuna/saggezza di intraprendere una Via Iniziatica, adatterà i propri comportamenti ai fini della Via stessa, modificando le proprie abitudini e cercando di gestire con la volontà i propri istinti. Ovviamente per libera scelta, mai per costrizione alcuna.

Assunto nell’Olimpo, quale entità le viene incontro per assorbirla e renderla partecipe della propria divinità?

Questo non posso sapere, ovviamente, ma nella fortunatissima e folle ipotesi che ciò accadesse, vorrei poter incontrare un personaggio come Platone o Pitagora, che non appartengono al Pantheon dell’Olimpo, me che potrebbero insegnarmi come essere più saggio nelle prossime incarnazioni.
Il mito platonico di Er ci insegna che decidiamo il futuro delle nostre vite tra una esistenza e l’altra, scegliendo il progetto della prossima incarnazione in base a scelte di natura personale, affiancati da un daimon che ci aiuta a rispettarle, una volta nati. Quindi, a differenza di ciò che generalmente si pensa il cosiddetto libero arbitrio lo esercitiamo prima di nascere.
Credo che solamente inserendo nella nostra vecchia – e in parte obsoleta – cultura occidentale qualche “visione” di natura mistica o filosofica, per rendere più credibile il senso della Vita, potremo attuare quel salto quantico indispensabile alla nostra evoluzione interiore.
La moderna società dei consumi può essere paralizzata da una molecola di DNA rivestita di lipidi, conosciuta generalmente come virus: si tratta del noto granellino di sabbia che riesce a fermare il gigantesco ingranaggio ipertecnologico a prova di quasi tutto.
L’arroganza dell’uomo è proverbiale e vecchia come il mondo. Il delirio di onnipotenza ci ha portato a essere pari al demiurgo che ci ha creati, dimenticandoci che il demiurgo è solo una delle tante creazioni delle divinità e non la Divinità.
Apparire piuttosto che essere, desiderare piuttosto che volere, subire piuttosto che agire… e così via, sembra che l’uomo di oggi, incatenato da regole obsolete e da paradigmi superati, si dimeni come un pesce in un lago prosciugato, obbedendo a precetti deliranti privi di alcun senso.
Il grande Battiato parlava di centro di gravità permanente, ripercorrendo concetti declinati da tradizioni millenarie, validi ancora ai nostri giorni.
L’uomo di oggi ha la necessità di crescere spiritualmente e si stupisce di fronte a qualsiasi accidente che possa essere fuori dal proprio controllo.
Un noto detto rosacruciano afferma che “Qualunque cosa succeda è sempre la cosa migliore che possa accaderci”. Per accettare questo insolito paradigma bisogna essere umili e consapevoli del fatto che siamo piccoli e in balia di accidenti tanto piccoli da essere assolutamente invisibili a occhio nudo. Significa anche che esiste Qualcosa/Qualcuno di infinitamente grande come l’Amore, in grado di Movere il Sole e l’altre Stelle.

Se dovesse rivolgere una preghiera, cosa chiederebbe?

Una preghiera? Bellissima domanda… Direi semplicemente “Sia fatta la Tua Volontà e non dare retta a quello che desidero… io”.

Note biografiche
Nato a Torino nel 1954, si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Ateneo di Torino. Ha svolto attività di quadro presso importanti case farmaceutiche impegnate nella ricerca biotecnologica.
Da sempre interessato agli aspetti nascosti della cultura in generale ha pubblicato romanzi dai contenuti espressamente esoterici.
L’Ombra della Luna – la via del Tarocco (2007), Il Profumo di Kether (2010), (Il segreto di Welma Fox (2011), La Danza dei Tarocchi (2012), Il Cristallo dai mille Volti (2014) e Il mistero di Leonardo da Vinci (2019).
Nel 2020 ha vinto il Premio “Milano International” con un’opera inedita che è attualmente in fase di stampa: La Commedia Segreta.
Tra il 2005 e il 2017 ha realizzato tre commedie per il teatro: La Sfera di Cristallo, Lo scheletro nell’armadio e Il Testamento del Vascello Fantasma.
Da alcuni anni fa parte della dirigenza della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. Antichi Liberi Accettati Muratori, Obbedienza di Palazzo Vitelleschi, con il 33° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato e l’incarico di Gran Maestro Aggiunto della GLDI.
Nel 2014 ha partecipato, come attore e consulente, al film di Louis Nero Il Mistero di Dante, da cui ha tratto l’omonimo saggio presentato da Edizioni Giuseppe Laterza di Bari. Tra gli attori due premi Oscar, F. Murray Abraham, Taylor Hackford e il regista italiano Franco Zeffirelli.
Nel 2017 ha partecipato come co-sceneggiatore al film “The Broken Key” di Louis Nero: tra gli attori Rutger Hauer, Michael Madsen, Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, William Baldwin, Franco Nero, Kabir Bedi e molti altri.
Attualmente svolge attività di divulgazione presso numerose Sedi Nazionali, sviluppando argomenti di carattere ermetico, storico, massonico e filosofico.

Intervista a cura di Chicca Morone, marzo 2020.

COME UN’ALA DI RONDINE: i versi di FABIA BALDI

COME UN’ALA DI RONDINE
di Fabia Baldi
Il Convivio Editore

Sin dai primi versi la panoramica del sostrato poetico che emerge da “Come un’ala di rondine” di Fabia Baldi non lascia dubbi: siamo nella terra del mito, anche se non esplicitato.
Il primato della notte sul giorno, del lunare, della simbologia femminile non ci deve però trarre in inganno: non siamo in presenza di un canto monocorde di una sirena che vuole portare tra le onde il suo principe.
Per quanto tutta la silloge sia impregnata di quel sentimento profondo e manifestamente femminile, l’equilibrio con le immagini maschili ci indica quanto sapiente sia la regia che si cela dietro a ogni poesia.
In Fabia Baldi convivono due (o forse anche più) poeti molto distinti: l’uno intellettuale, determinato nella scelta dei vocaboli, ricercato e inflessibile

Più ti penso meno ti amo
confusa la mente in sillogismi
dove sbattono in apnea
asfittiche urgenze del cuore.

l’altro poeta – il cantore dei sentimenti – irruente, passionale, sensuale e spericolato nel suo volere una totalità impossibile

Di te
sa il vento salso di scirocco
che scioglie in brividi
l’ansito delle tamerici.
Sa la distesa equorea
che apre le sue onde alla tua prua.

Io di te
so solo il mio cuore
trafitto dall’attesa.

Ma forse è dal titolo che è bene iniziare: la rondine, mitologicamente legata ad Afrodite, non può che suggerire dove pensiero e sentimento possono portare fondendosi in un’unica danza.
Il mito ci parla di Progne, tramutata in rondine dopo aver vendicato lo stupro dell’amata sorella (a sua volta diventata usignolo) da parte del marito Tereo (condannato ad essere upupa): matriarcato potente, ctonio e sacro, quello che Bachofen individua come età argentea, impregnata di luce saturnina e precedente al passaggio verso il patriarcato che affonda le sue radici nella figura di Oreste, l’eroe cantato da Eschilo.
È lì che si svolge la silloge di Fabia Baldi, in quell’alternanza di maschile e femminile dove a volte è il maschile che si nega al femminile e viceversa (lo sguardo di rimpianto/di fronte al mio rifiuto) che viene esorcizzato da (Ancora non sapevo/la dolcezza della resa) in quella alternanza di sentimenti reciproci che segnano l’evoluzione del legame in qualsiasi coppia (Poiché da ogni tuo respiro/passa la mia vita/non negarmi, amore, i tuoi pensieri)

Inoltre sono le dee dell’Olimpo ad affacciarsi costantemente tra un verso e l’altro.
A parte Afrodite, dominante e riconosciuta regina in ogni pagina, abbiamo diverse divinità in ogni poesia: ad esempio Adefagia, dea dell’ingordigia che convive con Artemide, la cacciatrice che ama la solitudine

Mangerò avidamente
i tuoi baci
ad uno ad uno
come chicchi d’uva.
Ne farò dentro di me
buon vino.

Ubriaca di solitudine.

E vogliamo dare il giusto tributo alla gelosia di Giunone?

Non è tanto la mancanza di te
che smorza il mio respiro,
quanto sento la mia vita ritirarsi
via via che volgi altrove
la carezza del tuo sguardo.

Non è però il sentimento di possesso che domina tra le pagine della silloge: è piuttosto il desiderio di testimoniare quel percorso amoroso nel quale ognuno di noi può riconoscersi perché la nostra evoluzione interiore passa attraverso la consapevolezza di quanto solo amando si possa giungere alla completezza. Non una completezza simbiotica con l’oggetto del desiderio, ma con quella parte di noi che specchiandosi nell’altro raggiunge lo stato di beatitudine nirvanico in cui la luce diventa più intensa, in cui l’avvicinarci al divino sembra meno lontano.
Non è forse il Cristo dio d’Amore che ci offre una via per raggiungere il Padre?

Concluderei con un canto che ha il sapore di ballata trobadorica medioevale a cui già spuntano le ali per fondersi in un dolcissimo stilnovo

Io non so chi sei.

Se sei fuoco
sarò ferro che fonde
alla tua passione.

Se sei acqua
sarò foglia che travolgi
nella tua corsa impetuosa.

Sarò creta
per le tue mani di scultore.

Tela per i tuoi colori

e foglio bianco
per le tue poesie.

Straniera a se stessa, Fabia Baldi sembra interpellare l’animus junghiano che abita dentro di lei portandola a viversi attraverso i cinque elementi senza illusioni o inganni; in una perfetta espressione della propria anima infuocata, libera e destinata a una conquistata totalità nel mondo reale.

Chicca Morone.

VENEZIA XENITHEA

Storie di donne straniere a Venezia

Edizione dell’Autrice, n.87, set.-ott.2019

“Venezia Xenithea”, da xenia, straniera, ospite, e thea, dea. Bisogna essere un po’ divine per farsi ascoltare attraverso i secoli.

La raccolta narra storie di donne per molti versi straniere a Venezia, alla ricerca del loro desiderio profondo.

Sullo sfondo di tante Venezie, dall’undicesimo secolo ad oggi, Venezia Xenithea narra Teodora ultima principessa bizantina, Hao Dong sposa cinese di Marco Polo, Cristine de Pizan autrice de La città delle dame, Caterina Cornaro regina di Cipro, la poeta Gaspara Stampa, l’amor cortese di Ginevra Serego Alighieri, la libertà di Bianca Cappello, il Merito di Moderata Fonte, la conoscenza di Sara Copio Sullman, il femminicidio di Desdemona, i saperi di Elena Cassandra Arcangela Tarabotti teologa, Elena Cornaro Piscopia prima laureata, Giulia Lama pittrice, Elisabetta Caminer Turra prima direttrice di giornale, la libertà di George Sand, il sacrificio di Anita Garibaldi, la passione di Constance Fenimore Woolson, l’arte di Eleonora Duse e l’amor per l’arte di Peggy Guggenheim.

Alla loro stranierità e al loro desiderio si collegano le autrici: Antonella Barina, curatrice della raccolta, Eva Bravin, Devana, Lucia Guidorizzi, Chicca Morone, Carol Schultheiss, Maristella Tagliaferro, Lecia Papadopoulos, Daniela Zamburlin, Sara Zanghì.

PITIGRILLI, UN AFORISTA IN OMBRA

a cura di Anna Antolisei

 

 

Avete mai conosciuto un aforista? Bene, dalla A alla Z corrisponde a tutti i difetti (che diventano pregi se usati con parsimonia) definiti nella lingua italiana.
A come arrogante; B come battagliero; C come caustico; D come didascalico; E come elitario; F come feroce; G come guardingo; ACCA come accanito; I come… beh, per la I è bene soffermarsi in quanto alla I per l’aforista non si può che pronunciare l’aggettivo “intelligente”.
Perché senza quella scintilla di Q.I. le parole che si rincorrono in una frase non hanno niente a che vedere con l’aforisma, con buona pace di chi è convinto di profondere perle di saggezza, del tutto banali.
Così, condannata alla lettura di “Pitigrilli, un aforista in ombra” ho dovuto arrendermi: alla naturale avversione per l’autore di cui conoscevo superficialmente alcuni scritti e di cui avevo ben chiara la sua diatriba con Amalia Guglielminetti, nonché il suo maschilismo crudele, sono stata costretta a lasciare posto a una diversa opinione.
“In ombra” troneggia nel titolo: aggiungerei “esteriore” perché l’impressione generale è che la luminosità/chiarezza interiore – da sempre motivo conduttore del suo essere – siano rimaste in certi spazi dell’inconscio collettivo, tanto da essere citate e riprese da intellettuali del calibro di Eco ecc.
Certo, fosse stato un po’ meno arrogante, battagliero, critico ecc. avrebbe trovato nemici meno potenti e insidiosi: però non è quello che ha sempre desiderato in modo quasi ossessivo? Forse anche troppo.
Fustigare la mediocrità, portare alla luce le meschinerie altrui, gettare ombra sulla radiosità di personaggi fatui… deve essere stato un divertimento assicurato, un sentirsi al di sopra di tutti, in una per lo meno vana speranza di farsi riconoscere “illuminato” cioè “unto”, benedetto da quella Entità che lo ha reso così dotato dalla nascita.
Deve avere preso troppo alla lettera “e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”!
E se Prometeo ha portato il fuoco sulla terra suscitando l’ira di Zeus, Pitigrilli ha certamente ustionato l’ego di molte, troppe persone ottenendo per castigo il silenzio, situazione che deve avergli “roso il fegato” parecchio, in un primo tempo!
Poi il passaggio attraverso l’esoterismo per giungere a un cattolicesimo vissuto profondamente gli ha forse concesso il distacco dall’esigenza di dover apparire, lasciandogli tempo e spazio per una vita interiore meno caotica.
Adesso veniamo alla curatrice di questo volume: Anna Antolisei.
Quando nel 2008 mi ha proposto di usare Il Mondo delle Idee come contenitore del Premio “Torino in sintesi” ho aderito con entusiasmo: mi sembrava una “idea” decisamente vincente e i miei 10 aforismi scritti in tempi non sospetti mi davano il consenso per far parte del comitato promotore.
In questi anni Anna ha dedicato all’argomento molto tempo (e non aggiungiamo denaro per una questione di eleganza) lavorando sugli scritti altrui e in parallelo scrivendo romanzi gialli di notevole successo, nonché dirigendo la rivista letteraria on-line “il Giornalaccio” ecc. ecc.
Il perché di questa svolta letteraria è ciò che più mi ha affascinato: l’impegno nel portare luce dove il grigiore della critica contemporanea ha messo al bando testi degni di tutto rispetto è una connotazione tipica dell’autrice.
La sua militanza contro la censura e la componente battagliera a favore delle minoranze risale a decenni e non si è certo affievolita con il passare degli anni.
Perché Pitigrilli?
Perché Pitigrilli è il caso tipico di una persona che pur essendo vissuto gran parte della vita nel culto di se stesso risulta impregnato di quella autoironia che lo ha reso affascinante per chi conosce il valore della libertà di pensiero; esecrabile per chi non accetta la critica e nello specchio non è capace di vedere i propri limiti.
Musica angelica alle orecchie dell’Antolisei…
Se le antipatie di chi detiene il potere in qualsiasi campo (e che di fronte all’altrui genialità multiforme ha provato quel “tenero sentimento” che è l’invidia) non sono state una possibile matrice per un riconoscimento pari alla consistenza della sua opera omnia, ci ha pensato lei: giustizia doveva essere fatta e, come le sue matrici familiari attestano, esiste un codice d’onore, non solo quello penale!
Così ci ha consegnato un testo attraverso il quale noi stessi possiamo provare una varietà di sentimenti non comuni: dall’irritazione in presenza di certe asserzioni sul femminile, al puro divertimento in presenza delle esternazioni sui potenti dell’epoca.
Sono aforismi ovviamente senza età: possiamo applicare al quotidiano ogni pagina di questo testo, dove il senso del ridicolo ne è il motivo conduttore e dove gli stimoli per un’autocritica sono ordinatamente disposti dalla curatrice, ricordandoci che ciò che resta di ognuno di noi non è per tutti un unicum.
Sulla copertina Anna ha voluto troneggiasse una foto del nostro eroe con un cane in braccio: animalista ante litteram come si conviene a una persona evoluta che conosce l’importanza del rispetto per la Natura e per i suoi figli indifesi.
Segue un graffiante scritto autografo “Non datemi consigli. So sbagliare da me”: troppo poche parole per definire grafologicamente il carattere, ma sufficienti per nutrire qualche perplessità sulla profondità della sua ars amatoria.
Infatti non era forse Casanova famoso per la rapidità con cui cambiava partner in un esasperante (per le vittime) gioco di specchi?
E non fu Narciso che “Innamorossi dell’ombra sua” e trovò la morte volendo congiungersi alla sua immagine riflessa nello stagno?
Il silenzio ha avvolto il personaggio mentre era in vita, mentre la sua opera ha continuato a vivere pur nell’ombra: con i tempi necessari e lo “zampino” della Antolisei è riemersa questa raccolta di aforismi brillando di luce propria senza la possibilità di essere dimenticata o minimizzata.

Chicca Morone

Madre Luna di Chicca Morone

Poesie di Chicca Morone

Coperina “Luna” di Giuseppe Attini (olio su tela, 2010)

Fotografie di Antonio Attini e Guido Sommacal

Edizioni Antonio Attini 2010

 

La madre è il nostro primo contatto con la terra, colei che ci fa crescere nel suo utero e ci nutre finchè il nostro corpo non raggiunge la perfezione a cui siamo destinati: ognuno di noi ha con leila propria relazione privilegiata, non necessariamente duratura nel tempo, ma imprescindibile.

Anche la luna ha presenziato alla nostra nascita per poi comparire e scomparire nella nottesecondo cicli ben precisi, influenzandoci più o meno intensamente a seconda della nostra predisposizione alla sua suggestione.

Madre e luna sono i due potenti archetipi femminiliche ispirano queste ventidue poesie, evocando il legame che prende vita dalla nascita e si conclude con la morte come un unico cerchio aperto e chiuso dallo sguardo specchiato tra madre e figli.

Chicca Morone.

Magica Luna di Chicca Morone

La luna, una presenza inquietante che ruota intorno alla terra mostrando sempre un unica faccia, sebbene una delle sue caratteristiche principali sia proprio la mutevolezza.
La luna, considerata la personificazione dell’energia sessuale, “essenza di desiderio sublima¬to, fatta delle ossa di Kama, dio della lussuria, il cui corpo fu distrutto dallo sguardo di Sbiva”.
La luna, che secondo la Cabala, accoglie nel mondo visibile l’emanazione della nona sephirah – uno degli aspetti di Dio – “Jesòd” il Fondamento.
La luna, luogo di manifestazione delle forze coagulanti e materializzanti.
La luna, alla quale per tradizione viene attribuito il simbolo dello specchio, la cui funzione è quella di riflettere l’immagine di ciò che appartiene al mondo tangibile della creazione.
Perché dunque non guardare in alto nel cielo e non moltiplicare il gioco degli specchi avventurandosi nel campo dell’arte?
Da un’idea iniziale nata non per caso tra noi comitato promotore – Anna Antolisei, Irene Belloni, Antonio Miredi e Chicca Morone – durante una serata a Il Mondo delle Idee, il piccolo avvenimento/gioco, in cui polarizzare la creatività di amici poeti, artisti e gioiellieri, si è tramutato in una manifestazione sempre più ampia, varcando perfino i confini nazionali e coinvolgendo partecipanti sempre più entusiasti.
Dalle parole dei poeti a cui la Luna ha soffiato canti davvero considerevoli, il riflesso si è acceso con la stessa fecondità su tele, fogli, perspex, ferro, materiali diversi e infine sull’oro: una perfetta alchimia di creatività dove ha trovato accoglienza chiunque abbia chiesto di partecipare e abbia offerto in esposizione il proprio inno lunare.
L’idea di raccogliere le opere è venuta di conseguenza e immediata: questo volume vuole essere un luogo dove le nostre anime hanno confluito e dove desiderano incontrare quelle di quanti guardando lo stellato in una notte di plenilunio sentano pulsare la vita oltre la vita.
Ammirando il volto dell’immagine lunare specchiata vicendevolmente da poeti, artisti e gioiellieri, a nessuno di questi, per quanto coinvolto nel girotondo, è venuto in mente di por¬re la fatidica domanda “Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bravo del reame?”
Innanzitutto perché siamo in una repubblica.
In secondo luogo perché la molteplicità, varietà e intensità delle opere ha reso impossibile una graduatoria.
Inoltre perché lo spirito che ha animato l’evento ha esorcizzato qualsiasi forma di com¬petitività: nessuna incomprensione ha velato la realizzazione di un progetto dalle mille sfaccettature nelle quali ognuno di noi ha potuto “specchiare” la propria creatività e disponibilità.
Magicaluna è il primo passo in un cammino molto speciale attraverso il quale portare in luce le immagini/archetipi rimaste troppo a lungo in ombra nel nostro inconscio, tanto da essere ignorate sovente nella loro potenza iniziatica nel nostro Mondo della Realtà.
Chicca Morone